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Sentenza

Concussione  continuata. Sindaco accusato di avere costretto un amministratore di una società che gestiva una casa di cura ad assumere due soggetti minacciando in caso contrario di  estrometterlo dalla gestione della struttura e di ritardare l'emissione dei mandati di  pagamento per spettanze già maturate.
Concussione continuata. Sindaco accusato di avere costretto un amministratore di una società che gestiva una casa di cura ad assumere due soggetti minacciando in caso contrario di estrometterlo dalla gestione della struttura e di ritardare l'emissione dei mandati di pagamento per spettanze già maturate.
Il delitto di concussione, di cui all'art. 317 cod. pen. nel testo modificato dalla I. n. 190 del 
2012, è caratterizzato, dal punto di vista oggettivo, da un abuso costrittivo del pubblico agente 
che si attua mediante violenza o minaccia, esplicita o implicita, di un danno "contra ius" da cui 
deriva una grave limitazione della libertà di determinazione del destinatario che, senza alcun 
vantaggio indebito per sé, viene posto di fronte all'alternativa di subire un danno o di evitarlo 
con la dazione o la promessa di una utilità indebita, e si distingue dal delitto di induzione 
indebita, previsto dall'art. 319 quater cod. pen. introdotto dalla medesima L. n. 190, la cui 
condotta si configura come persuasione, suggestione, inganno (sempre che quest'ultimo non si 
risolva in un'induzione in errore), pressione morale con più tenue valore condizionante della 
libertà di autodeterminazione del destinatario il quale, disponendo di più ampi margini 
decisionali, finisce col prestare acquiescenza alla richiesta della prestazione non dovuta, perché 
motivato dalla prospettiva di conseguire un tornaconto personale, che giustifica la previsione di 
una sanzione a suo carico (Sez. U, n. 12228 del 24/10/2013, Maldera e altri, Rv. 258470; Sez. 
6, n. 9429 del 02/03/2016, Gaeta e altro, Rv. 267277).
Avv. Antonino Sugamele

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